lunedì 24 settembre 2012

Non ditelo alle rose

           




 Fu in quel momento che si ricordò . Si stava con le amiche , nella complicità   adolescenziale che sollecita la trasgressione . Si trattava di andare, solo a vedere ,le  si diceva,poi   sarebbero state libere di scegliere. 
Gli uomini, perché di incontri con uomini si trattava, avrebbero atteso e accettato le loro decisioni.

La stanza era grande e bianca, senza finestre ; dalla porta aperta, il sole di un pomeriggio astratto e lontano. Solo alcune sedie sul candore dei muri e un gigantesco tavolo di marmo  che troneggiava al centro.
Le giovani donne si sedettero intorno . Gli sguardi complici non si incontravano più ora, tendevano, piuttosto, ad evitarsi, ognuna giocava da sola la propria partita. E bisognava vincerla. Capì,  allora , di essere sola, che  non c’era scelta possibile e  solo il  non essere scelte,  era la salvezza.

 Quel corpo ,morbido e liscio,le diventò improvvisamente ingombrante, avrebbe voluto piaghe purulente e maleodoranti , nascondersi dentro  un corpo  usato, consumato e già dimenticato. Tuttavia , ancora dubitava che fosse solo un gioco, la simulazione di una particolare roulette , solo per qualche brivido freddo.

 Intorno, gli uomini guardavano silenziosi, qualche  piccolo cenno degli occhi e del capo lasciava intuire il consenso di un piano già predisposto e condiviso, senza varianti possibili. Non uno sguardo , tra le giovani donne.  Solo quando l’uomo uscì lei si accorse dell’altra porta, che pure era sempre rimasta aperta. Era l’accesso  alla stanza.
L’uomo era  piccolo , neppure tarchiato, uomo qualunque,  le vesti  dimesse del lavoro quotidiano, solo più ripulite. Sa ciccìa, il copricapo giornaliero, lasciava in ombra la parte alta del volto, neanche l’altra si vedeva, misteriosamente troppo illuminata , da chissà quale  luce.
Un solo sguardo, lento e sicuro: nella sua direzione, era lei  la destinata .
La risposta delle amiche fu un sospiro di liberazione  , impercettibile  , se non per un lieve movimento del torace.   
Gli uomini si avvicinarono , ma piano , senza fretta alcuna.
E ci provò ad urlare, divincolarsi dalle mani , dire no, che  non voleva, lei non aveva scelto …mai, mai nessuna scelta! L’urlo le squarciò il torace, ma senza voce, un tonfo vuoto di suono che le  rimbalzava dentro come un tamburo impazzito.
Ma come, come poteva contrastare quel potere, con quelle mani disarmate.

Fu dentro. Neppure il tempo di vedere altro  oltre i muri impiastrati di feci , sperma e  schizzi  di sangue  ancora accesi che   stridevano con l’asettico biancore delle piastrelle . Una goccia rossa  ancora tiepida , prigioniera di una fenditura bianca, disegnava una sottile scia  , lì si fermarono i suoi occhi.
Poi l’ alto tavolo di marmo , gli affilati coltelli da macelleria, il suo corpo di candido  agnello.
Fu squarciata, smembrata, esplorata in ogni orifizio.
Sulla  terra vergine e fertile,  le lame tracciarono profondi solchi.
Gli ultimi chicchi rossi rotolarono sotto il tavolo, alcuni , schiacciati sotto gli scarponi, rimasero spiaccicati sul pavimento , lasciando  macchie rosate e trasparenti .

Quando tutto fu finito, una pelle dell’agnello inerme fu buttata  fuori dalla porta.
Percorse barcollando la stanza ora vuota, con le spalle alle pareti. Le  sue mani attraversarono il  corpo, esplorarono   i seni candidi, il ventre , il morbido solco delle natiche  , infilò le dita dentro gli squarci profondi , stupita che non si macchiassero di sangue. Le ferite ,ancora aperte, erano esangui.

Quello fu l’ultimo ricordo di suo padre.







5 commenti:

  1. Questo scritto è inquietante, ma secondo me è un capolavoro! Fino alla fine non sai se hai capito bene o se sei completamente fuori pista, ma anche alla fine, quando credi davvero di aver colto....te ne vai comunque con un dubbio.
    Frà, complimenti, sei stata bravissima!!
    Un caro abbraccio

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  2. Grazie Fatima, era un sogno che mi ha inquietato molto . Da quando l ' ho rielaborato per scriverlo , ha smesso di tormentarmi .
    Un abbraccio caro a te :)

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  3. Ci sono degli evidenti elementi di sardità. Credo che la cosa faccia piacere all'autrice. Mi piace l'idea di liberarsi dei propri incubi narrandoli

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  4. Elementi di sardità , mi piacerebbe sapere quali . Mi fa decisamente piacere comunque , Anto . Grazie :)

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  5. Bella l'immagine della pelle d'agnello buttata fuori

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